VELLUTO, TEAK E OTTONE ALLE OMI REGGIANE
Una storia poco nota di una grande tradizione industriale.
Cosa lega il famoso romanzo di Agata Christie “Assassinio sull’Orient Express” con la nostra città?
A prima vista nulla, ma a ben guardare qualche cosa si trova.
Nell’archivio fotografico della biblioteca Panizzi, e presso qualche collezione privata, vi sono infatti le foto di carrozze letti e ristorante della prestigiosa Compagnia Internazionale delle Carrozze Letti e dei Grandi Treni Espressi Europei (CIWL) in costruzione presso le Officine Reggiane.
La CIWL era, ed è, una compagnia che gestiva treni di prestigio in tutta Europa fra cui il famoso Orient Express.
Le carrozze CIWL erano estremamente curate sia negli arredi interni sia nell’immagine esteriore; si pensi che il bronzo utilizzato su ogni vettura per lettere, fregi e numeri superava il peso di due tonnellate!
La compagnia CIWL pretendeva dalle ditte a cui commissionava i propri rotabili un livello costruttivo di estrema qualità, tanto che in Italia le ditte prescelte furono solo due: Le Reggiane con 92 esemplari prodotti fra il 1926 e il 1940 le Officine Miani & Silvestri di Milano (poi divenute le più note OM) che ne produssero 94 unità.
Le immagini del famoso fotografo Antonio Vaiani ci riportano indietro nel tempo, con un balzo di 80 anni, al 1926, anno in cui veniva commissionato il primo lotto di 10 vetture delle allora modernissime carrozze letti tipo Z.
Certo le vetture tipo WR e Z prodotte da OMI non facevano sfoggio degli intarsi e dei decori di Morison o Prou, oppure dei vetri Lalique, che erano destinati solamente alle Pullman ed alle Wagon Lits di prima classe (tipo Lx), ma facevano comunque parte della blasonata e prestigiosa famiglia CIWL, e montavano equipaggiamenti di bordo e raffinatezze di classe superiore.
Le CIWL “Reggiane”, al pari delle loro sorelle costruite da altre aziende in tutta Europa, furono destinate al servizio interno ed internazionale; oltre alle ferrovie Italiane, le troviamo infatti immatricolate presso le ferrovie Ceche, Romene, Jugoslave e Finlandesi.– in particolar modo le WL 2722- 2731 furono destinate all’ Arlberg Orient Express.
La radiazione dal servizio attivo avvenne gradualmente tra la fine degli anni ’60 e l’ inizio degli anni ’70, con qualche unità sopravvissuta fino al 1980-81 nelle relazioni interne italiane Roma- Torino e Roma- Genova.
Del parco CIWL costruito da OMI Reggiane non tutto è andato perduto: sono state preservate, a scopo museale e per treni rievocativi, ben 6 vetture, anche se purtroppo si trovano tutte in paesi esteri dove la cultura e l’amore per la storia della tecnica e del lavoro sono a livelli ben più alti rispetto a noi.
Alla Wagon Restaurant 2975 OMI-Reggiane, di proprietà dell’agenzia turistica inglese Thomas Cook, ed in servizio sulla ferrovia turistica Nene Valley Railway, è toccato persino l’onore di comparire in un video del famoso gruppo pop inglese dei Queen.
Detto questo, vorremmo non solo celebrare la bellezza delle vetture CIWL, gli ottoni lucenti, i legni pregiati ed i velluti, ma anche e soprattutto porgere il giusto riconoscimento ad un polo produttivo di notevolissima e poliedrica capacità tecnica ed industriale che aveva pochi riscontri nel panorama industriale italiano.
Bisogna considerare poi anche l’indotto locale che ruotava attorno a queste splendide vetture: le fonderie di bronzo e ottone, i sarti tappezzieri, le ditte produttrici di ceramiche, gli ebanisti…
Un patrimonio importantissimo che non deve andare dimenticato, e del quale la città di Reggio Emilia può fregiarsi appieno, se non altro per il valore e le capacità delle maestranze OMI, da sempre “patrimonio” riconosciuto dall’ intera comunità reggiana.
Nel momento in cui si profila la dismissione delle “Officine”, tanto cariche di significati per la nostra gente e la nostra terra, desideriamo lanciare l’idea di preservare almeno uno dei vecchi capannoni per realizzare un polo museale tecnologico sul tema delle produzioni delle Officine Meccaniche Reggiane e in generale di quelle della nostra provincia.
I numerosi reperti e materiali, sia la vero sia abilmente riprodotti in scala ridotta, di estremo valore storico e giacenti ora in luoghi più disparati e spesso precari, potrebbero così trovare una degna collocazione.
Anche se l’Italia è la culla della cultura classica, riteniamo che i tempi siano ormai maturi per capire che anche le creazioni di metallo, leghe e acciaio prodotti dalle industrie, rappresentano indubbiamente opere d’arte e dell’ingegno umano.
L’occasione e il momento sono importantissimi ma bisogna agire con determinazione per non doverci rammaricare in futuro di aver “perso il treno”.
Gabriele Savi
Alberto Sgarbi